Un elevato tasso di aggressività caratterizza i gruppi
albanesi, la cui forte spinta espansionistica, quanto ad ambiti
di intervento e ad aree di influenza, ne rende particolarmente
visibile la presenza entro i nostri confini. Ciò ha consentito un
accurato monitoraggio delle caratteristiche criminali di tale etnia,
di recente oggetto di approfondita analisi da parte della D.I.A.
La criminalità albanese desta particolare preoccupazione
soprattutto nel Mezzogiorno, sia per la spiccata capacità di
intessere rapporti di collaborazione con i sodalizi italiani, sia per
la possibilità di contrasti con le consorterie locali per il
controllo del territorio o di alcuni settori di attività. Intanto,
in varie realtà del Centro-Nord gli albanesi hanno già egemonizzato
lo sfruttamento della prostituzione e diversi ambiti microcriminali,
oltre a gestire una gran parte degli ingenti e remunerativi commerci
di armi e stupefacenti dall'area balcanica, sovente associati al
traffico dei clandestini, secondo una strategia che sfrutta le
difficoltà di contrastare questo fenomeno. Già da tempo, inoltre,
la criminalità albanese si mostra proiettata verso nuovi e più
redditizi spazi, anche oltre i confini alpini, specie nel mercato
della droga, mostrando caratteristiche in grado di costituire vere e
proprie consorterie organizzate di tipo mafioso.
Le attività criminali di maggior impatto e visibilità rimandano,
in primo luogo, allo sfruttamento dei canali dell'immigrazione
irregolare per una serie di altri traffici dall'area balcanica e,
soprattutto, per l'immissione di ingenti quantitativi di sostanze
stupefacenti sul mercato italiano. Tuttavia, dai dati statistici
forniti dal Ministero dell'Interno, è possibile notare una
partecipazione diffusa degli albanesi in tutte le tipologie di reato.
Le segnalazioni di reato presenti nello schedario "ar.po."
delle forze di polizia riguardanti i cittadini albanesi, testimoniano
un progressivo incremento dal 1992 al primo semestre del 1998.
La disaggregazione per regione consente di individuare le aree di
maggiore insistenza della malavita albanese: già nel 1992 la
Lombardia era la regione più interessata dalla delittuosità dei
gruppi albanesi, insieme al Friuli Venezia Giulia, il Lazio, il
Piemonte e la Puglia. Dal 1993, esclusa la Lombardia, che si manterrà
per tutto il periodo considerato la regione maggiormente interessata
dalla criminalità albanese, si nota uno spostamento in termini di
valori relativi verso le regioni quali l'Emilia, la Toscana, il
Piemonte, che diventano luoghi di presenza costante di questa
criminalità.