martedì 16 maggio 2017

Immigrazione: un posto in barcone costa da 3 a 6 mila dollari

Costa dai tremila ai seimila dollari un posto su un barcone della speranza per i migranti che scappano dall'Africa all'Europa via mare verso la Sicilia. E' quanto emerge dalle indagini della polizia giudiziaria che ha fermato sei presunti scafisti di due barche carichi di migranti, complessivamente 500, arrivati a Pozzallo, nel Ragusano.
Una imbarcazione era pilotata da un siriano, l'altra da cinque egiziani. Fondamentali per le indagini, svolte dalla squadra mobile della Questura di Ragusa, i video girati dai migranti per la ricostruzione dell'intero viaggio. Sale a 138 il numero di scafisti fermati a Pozzallo nel 2014. Il viaggio sarebbe costato tra cinquemila e seimila dollari a persona, facendo incassare complessivamente ai trafficanti quasi tre milioni di dollari. Il giubbotto salvagente considerato un optional e costava 500 dollari Durante le operazioni di identificazione degli scafisti è arrivato un terzo natante con 180 migranti; le indagini sono in corso e tra qualche ora giungerà un quarto barcone con circa 200 migranti a bordo. Gli extracomunitari saranno trasferiti con aerei charter e pullman in diverse località nazionali.

giovedì 11 maggio 2017

I gruppi albanesi


Un elevato tasso di aggressività caratterizza i gruppi albanesi, la cui forte spinta espansionistica, quanto ad ambiti di intervento e ad aree di influenza, ne rende particolarmente visibile la presenza entro i nostri confini. Ciò ha consentito un accurato monitoraggio delle caratteristiche criminali di tale etnia, di recente oggetto di approfondita analisi da parte della D.I.A.
La criminalità albanese desta particolare preoccupazione soprattutto nel Mezzogiorno, sia per la spiccata capacità di intessere rapporti di collaborazione con i sodalizi italiani, sia per la possibilità di contrasti con le consorterie locali per il controllo del territorio o di alcuni settori di attività. Intanto, in varie realtà del Centro-Nord gli albanesi hanno già egemonizzato lo sfruttamento della prostituzione e diversi ambiti microcriminali, oltre a gestire una gran parte degli ingenti e remunerativi commerci di armi e stupefacenti dall'area balcanica, sovente associati al traffico dei clandestini, secondo una strategia che sfrutta le difficoltà di contrastare questo fenomeno. Già da tempo, inoltre, la criminalità albanese si mostra proiettata verso nuovi e più redditizi spazi, anche oltre i confini alpini, specie nel mercato della droga, mostrando caratteristiche in grado di costituire vere e proprie consorterie organizzate di tipo mafioso.
Le attività criminali di maggior impatto e visibilità rimandano, in primo luogo, allo sfruttamento dei canali dell'immigrazione irregolare per una serie di altri traffici dall'area balcanica e, soprattutto, per l'immissione di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti sul mercato italiano. Tuttavia, dai dati statistici forniti dal Ministero dell'Interno, è possibile notare una partecipazione diffusa degli albanesi in tutte le tipologie di reato. Le segnalazioni di reato presenti nello schedario "ar.po." delle forze di polizia riguardanti i cittadini albanesi, testimoniano un progressivo incremento dal 1992 al primo semestre del 1998.
La disaggregazione per regione consente di individuare le aree di maggiore insistenza della malavita albanese: già nel 1992 la Lombardia era la regione più interessata dalla delittuosità dei gruppi albanesi, insieme al Friuli Venezia Giulia, il Lazio, il Piemonte e la Puglia. Dal 1993, esclusa la Lombardia, che si manterrà per tutto il periodo considerato la regione maggiormente interessata dalla criminalità albanese, si nota uno spostamento in termini di valori relativi verso le regioni quali l'Emilia, la Toscana, il Piemonte, che diventano luoghi di presenza costante di questa criminalità.

La mafia russa


Particolare rilievo assume la "mafia russa", le cui proiezioni operative interessano in misura preoccupante il nostro Paese.
Le varie mafie etniche dell'ex URSS hanno registrato una crescita esponenziale in correlazione con l'instabilità economico-politica dei luoghi di origine. Forti di un'organizzazione che si sostanzia in un vero e proprio sistema illegale, queste organizzazioni criminali sono direttamente inserite, oltre che nei tradizionali ambiti delittuosi, anche nei traffici di materie prime, nella produzione alimentare, nelle imprese di trasporto, nell'importazione di beni di consumo e di apparecchiature elettroniche, nelle attività bancarie, assicurative e finanziarie. All'estero, si muovono essenzialmente con i tratti e le metodologie delle grandi holding affaristico-finanziarie, nella prospettiva del sistematico reinvestimento dei proventi delle attività illecite nei settori legali. La rimarchevole caratura transnazionale, la capacità di inquinamento dei circuiti legali e la rete di connivenze con alcuni apparati, fanno dei sodalizi russi un vero e proprio sistema economico-criminale, caratterizzato dall'osmosi tra componente delinquenziale e segmenti affaristico-finanziari.
Per quanto riguarda il nostro Paese, uno studio condotto dall'Osservatorio permanente sulla criminalità ha posto in luce come il territorio nazionale costituisca per questi gruppi essenzialmente ambito operativo di "secondo livello" e ne subisca il radicamento in settori di minore visibilità sul piano dell'ordine pubblico, ma di notevole incidenza sulla sicurezza economica nazionale. In particolare, la penetrazione nel campo immobiliare e nelle infrastrutture turistiche, nonché nei mercati finanziari, finalizzata al rinvenimento di sempre nuovi e più sofisticati strumenti per il riciclaggio dei capitali di provenienza illecita.
La criminalità organizzata russa affianca alle citate condotte di sfumata percepibilità, attività delinquenziali di più immediato impatto sociale, come il traffico di sostanze stupefacenti, anche grazie ad intese con i sodalizi italiani. La stessa acquisizione di esercizi commerciali sottenderebbe, in alcuni casi, pratiche estorsive o usurarie. Il traffico di armi, esplosivi e materiale strategico, proveniente dall'arsenale bellico dell'ex superpotenza sovietica, rappresenta un'altra attività cui sono dedite le cosche russe. Importante anche il settore della prostituzione, dove centinaia di proprie connazionali vengono introdotte nel Paese e successivamente sfruttate nel sex-business della prostituzione da strada o nelle attività di "intrattenimento" presso i locali notturni della riviera adriatica.
È da sottolineare che la capacità della mafia russa di infiltrarsi nel tessuto economico-sociale in modo silente è alla base di una comprovata abilità strategica, la cui prima fase è costituita dall'insediamento sul territorio. I vari esponenti malavitosi, infatti, cercano di precostituirsi dei motivi che legittimino la loro presenza e prestano particolare cura a non infrangere le leggi dello Stato, per non attirare l'attenzione delle forze di polizia. Successivamente organizzano matrimoni  con cittadini italiani, reclutati, per lo più, tra soggetti emarginati, in fin di vita o pregiudicati di basso profilo delinquenziale, al fine di ottenere permessi di soggiorno per ricongiungimento familiare e, soprattutto, la cittadinanza italiana. In tal modo si pongono le basi per l'avvio delle diverse attività delittuose.

Gli immigranti e la criminalità (Pt.5)

Le condizioni di miseria, di precarietà e di subordinazione costituiscono le premesse sufficienti perché gli immigrati si trovino quasi automaticamente inseriti nei circuiti delle "opportunità" criminali. Per quanto paradossale possa sembrare, è in questo modo che si aprono ampie possibilità di realizzazione di un qualsiasi reddito e di inserimento lavorativo, sia pure saltuario e marginale. Gli immigrati si ritrovano, così, trasformati in un esercito illegale di forza-lavoro di riserva che la malavita può gestire secondo le proprie finalità: da una parte, avviandolo nel mercato del lavoro nero, dall'altra, spingendolo verso attività più propriamente illegali, quali la prostituzione, il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti, l'accattonaggio, i furti e le rapine. Anche le attività più diffuse ed apparentemente innocue, come il commercio ambulante, spesse volte sono indirettamente gestite dalle organizzazioni criminali attraverso la fornitura della mercanzia, generalmente di contrabbando o provento di furto e rapine.
Insomma, gli immigrati, in virtù del traffico e del conseguente sfruttamento cui vengono sottoposti, costituiscono, per le èlite criminali dei Paesi di origine, terreno fertile per il reclutamento di manovalanza (fedele ed omertosa, se non altro per ragioni di solidarietà etnica), utilissima per espandere all'estero la propria influenza.

Gli immigrati centrano con la c riminalità? (Pt.4)

D'altra parte, le condizioni di miseria, di precarietà e di subordinazione costituiscono le premesse sufficienti perché gli immigrati si trovino quasi automaticamente inseriti nei circuiti delle "opportunità" criminali. Per quanto paradossale possa sembrare, è in questo modo che si aprono ampie possibilità di realizzazione di un qualsiasi reddito e di inserimento lavorativo, sia pure saltuario e marginale. Gli immigrati si ritrovano, così, trasformati in un esercito illegale di forza-lavoro di riserva che la malavita può gestire secondo le proprie finalità: da una parte, avviandolo nel mercato del lavoro nero, dall'altra, spingendolo verso attività più propriamente illegali, quali la prostituzione, il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti, l'accattonaggio, i furti e le rapine. Anche le attività più diffuse ed apparentemente innocue, come il commercio ambulante, spesse volte sono indirettamente gestite dalle organizzazioni criminali attraverso la fornitura della mercanzia, generalmente di contrabbando o provento di furto e rapine.
Insomma, gli immigrati, in virtù del traffico e del conseguente sfruttamento cui vengono sottoposti, costituiscono, per le èlite criminali dei Paesi di origine, terreno fertile per il reclutamento di manovalanza (fedele ed omertosa, se non altro per ragioni di solidarietà etnica), utilissima per espandere all'estero la propria influenza.

Gli immigrati centrano con la criminalità? (pt.3)

Questo traffico proprio per le condizioni di clandestinità, comporta quale naturale conseguenza che i soggetti interessati vadano ad occupare, nei Paesi di approdo, posizioni "marginali", caratterizzate dalla precarietà, dall'emarginazione sociale e dal degrado ambientale in cui, con estrema probabilità, dovranno vivere. Le speranze di riscatto sociale, di emancipazione e di benessere economico, infatti, si infrangono contro la crudezza della realtà che li attende non appena giunti nel Paese di destinazione.
Se non già prima, nella fase successiva all'ingresso scatta la morsa del controllo malavitoso, con i vari abusi, angherie e vessazioni che ne conseguono. Sottoponendo questi individui a condizioni di vita più disagiate e degradate di quelle che li hanno costretti ad affrontare i rischi dell'immigrazione clandestina, la criminalità organizzata riesce ad instaurare uno stato di perenne dipendenza che sfocia, sovente, in vere e proprie forme di schiavitù. L'asservimento al potere di queste compagini delinquenziali è totale ed incondizionato fino all'estinzione del debito contratto (destinato ad ingigantirsi nel tempo).
I livelli e le modalità di sfruttamento sono vari e diversi, a seconda del genere e dell'età, ma tutti accumulati dalle diverse pratiche costrittive che vanno dal ricatto psicologico alla minaccia violenta, e spesso il dazio da pagare a chi sfrutta non è solo economico ma anche fisico, sessuale, psicologico. A sottolineare il livello disumano di costrizione vi è, poi, l'inammissibilità di deroghe alle imposizioni, pena l'applicazione di variegati sistemi di punizione che, non di rado, possono comprendere anche la soppressione del soggetto o interessare i prossimi congiunti.

Gli immigratati centrano con la criminalità? (Pt.2)


Si avverte, infatti, l'esigenza di un modello di analisi più vivace e più aderente alla realtà, che sappia combinare le analisi ricordate con un'indagine capace di considerare la criminalità dell'immigrato come dipendente da una serie di fattori, tra cui un ruolo determinante assume l'ingresso delle organizzazioni criminali nel traffico dei migranti. La tesi è che una parte della criminalità commessa dagli stranieri, soprattutto se irregolari o clandestini, è in correlazione con le operazioni di traffico e con lo sfruttamento delle organizzazioni criminali che si dedicano alle migrazioni illegali.

Grazie ad una capace opera di ricerca e di individuazione delle zone economicamente depresse, la criminalità organizzata è riuscita a rendere altamente remunerativo il trasferimento di consistenti masse di persone, spinte dalla necessità della sopravvivenza, verso Paesi ad economia avanzata, estendendo la sua attività oltre il trasporto illegale ed orientando la destinazione dei soggetti interessati attraverso forme diversificate di pubblicità illusoria. In questo traffico, gli interessi degli immigrati, relativamente alla domanda ed all'offerta di trasporto, convergono con quelli delle grandi organizzazioni criminali, pronte a fornire servizi di carattere illegale. Infatti, la speranza di trovare lavoro e la possibilità di eludere la normativa o l'attività di controllo degli ingressi in un Paese, malgrado l'attuazione di una politica migratoria restrittiva, spinge questi soggetti a rivolgersi all'organizzazione criminale, la sola pronta a soddisfarne la domanda.
 
L'esistenza di queste compagini criminali di notevole spessore ed importanza che agiscono nello specifico settore, anche se coordinando in maniera diversificata le proprie attività, appare ormai certa ed evidenziata dai seguenti fattori:
  • entità dei flussi migratori;
  • diversa nazionalità delle vittime;
  • violenza nella gestione;
  • redditività finanziaria del business e suo reinvestimento in attività criminali ancor più redditizie.

Immigrazione: un posto in barcone costa da 3 a 6 mila dollari

Costa dai tremila ai seimila dollari un posto su un barcone della speranza per i migranti che scappano dall'Africa all'Europa via m...